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sabato 13 ottobre 2012

Rispettiamo le distanze 2: Paese che vai, distanze che trovi!


Anche se Edward Hall parla di precise distanze interpersonali ciò non vuol dire che queste siano universalmente valide né che vadano applicate metodicamente, anche perché Hall nei suoi studi prende a riferimento il modello Occidentale.

Insomma, vale il principio del “Paese che vai, distanze che trovi”.

Prendiamo a modello il mondo arabo e quello mediorientale: lì le trattative commerciali, da quelle  intavolate dai mercanti di un Suk, a quelle gestite da dirigenti aziendali, si svolgono tutte in uno spazio molto ravvicinato tra i due interlocutori.
In questa cultura, la Distanza personale viene utilizzata al posto di quella sociale, Distanza sociale che, ricordiamo,  rappresenta per noi occidentali  uno spazio ben sicuro che ci protegge saldamente nei rapporti interpersonali con persone sconosciute, appena conosciute o con cui non abbiamo un rapporto di natura confidenziale.

Senza andare troppo lontano, anche nel mondo occidentale esistono forti differenze di approccio spaziale: pensiamo alla differenza che c’è tra i popoli dell’area mediterranea (Italia, Spagna, Grecia) e le popolazioni nordiche (Inghilterra, Svezia, Danimarca ecc..). Anche il microcosmo Italia ne è un esempio: l’utilizzo dello spazio fatto da un italiano del nord può presentare forti differenze rispetto alla percezione psicologica delle distanze di un italiano del sud.

Il modo di utilizzare lo spazio è contaminato quindi dalla cultura di riferimento ma anche dalle caratteristiche personali: il tutto per creare situazioni in cui una corretta o errata distanza rispetto al nostro interlocutore fanno prevalere il peso della Comunicazione non verbale  sulla Comunicazione verbale

Nella vita quotidiana comunque non utilizziamo un’appropriazione dello spazio attiva, nel senso che non controlliamo continuamente che nel “nostro” spazio non avvengano violazioni, ma ci avvaliamo di una prossemica passiva, che si manifesta come fastidio e disagio nel caso in cui la nostra bolla subisca un’intrusione non desiderata o attesa.
Questo sistema prossemico di misurazione delle distanze non è quindi determinato dalla casualità o dall’istinto umano. Ognuno di noi può diventare consapevole e sfruttare a proprio favore nella Comunicazione lo spazio psicologico dell’altro. 
Buona Prossemica a tutti!


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